Il mercato

La nascita del mercato si lega strettamente all’ubicazione del territorio, da sempre ritenuto un sito privilegiato per gli scambi, poiché in zona pianeggiante e ben collegata al contesto limitrofo.
Il fulcro dell’attività mercantile era costituito dalla piazza, perché era il luogo di incontro dove si svolgevano le attività principali della vita quotidiana, da quelle commerciali a quelle ludiche, sia per la popolazione locale che per quella proveniente da lontano.
Il mercato incise sullo stesso assetto urbano, perché le case dei mercanti furono costruite con portici e botteghe prospicienti le piazze dove si tenevano gli scambi commerciali.
Da uno studio effettuato da Pietro Zerbi si desume che la concessione di realizzare il mercato tre volte la settimana risalirebbe al periodo Visconteo (XIV secolo), esattamente al 1301.
Il mercato era sicuramente preesistente ai Visconti, ma ottenne da loro il riconoscimento ufficiale.
Tra il XIV e XV secolo Saronno era ancora un piccolo centro che in quel periodo vide la nascita di un nuovo ceto mercantile che si dedicava alla distribuzione delle merci e dei raccolti delle campagne. Questo permetteva alla vita cittadina di innestarsi nella realtà circostante, collegandosi ai borghi più o meno vicini e congiungendosi persino al territorio d’oltralpe.
Lo sviluppo commerciale che si stava verificando ebbe dei problemi legati alla crisi del Ducato di Milano e alle continue lotte tra casate nobili che rivendicavano il controllo dei centri periferici.
Il nostro borgo tuttavia riuscì a mantenere una realtà propria e si differenziò da quelli circostanti, grazie alla molteplicità di professioni non solo rurali: ferrai, sarti, tessitori di tele, tintori e oleari, ramari…
Dopo la seconda metà del XVI secolo il mercato si ampliò notevolmente in seguito all’aumento delle domande di manufatti e alla costruzione del Santuario della B.V. dei Miracoli, nonostante iniziassero ad assumere importanza sempre maggiore nuovi centri, tra cui Legnano e Lomazzo, ai quali non venne però concesso di realizzare un proprio mercato.
Durante il XVII secolo Saronno visse un periodo di grave crisi, dovuto alla peste. Dall’opera di Aluigi Sampietro, datata 1658, “Il Maestoso e famoso Tempio della Beata vergine dei Miracoli”, si desume comunque che la vitalità commerciale saronnese facilitò la ripresa dopo la peste. Risale al 1709 un documento che riporta una lista di 82 commercianti, provenienti da tutto il circondario, Busto Arsizio, Gallarate, Legnano, Canegrate, Limbiate, Castano, Bollate, Castellanza, RHO.
È del 1722 una mappa del Catasto Teresiano in cui vengono indicate le due piazze, entrambe porticate, usate per il mercato: “Piazza Grande”, attuale Piazza Libertà e “Piazza della Linosa”, oggi Piazza della Riconoscenza.
Particolarità della fiera saronnese fu la presenza degli animali che darà origine al rinomato “mercato boario”.
Documenti ottocenteschi riportano luoghi di vendita differenziati a seconda del bestiame venduto: per esempio il mercato dei maiali si teneva nell’odierna piazza Indipendenza.
Una descrizione del 1833 dell’Abate Rampoldi di Uboldo, descrive che il mercato si teneva nei giorni di lunedì, venerdì e, il più importante, di mercoledì “che equivale ad una fiera, in ogni genere di mercanzie, e principalmente in granaglie, riso, bestiame, telerie, stoffe, etc… ” indice di crescita della domanda delle merci.
Nella prima metà dell’Ottocento il mercato di Saronno doveva attenersi ai regolamenti emanati dal Ducato di Milano, che ne stabilivano l’organizzazione, introducendo la figura del “mediatore”, ovvero colui che si occupava delle trattative di compravendita.
Un elemento curioso era la “Bandarola” che, quando esposta, segnalava al pubblico il divieto di acquistare merci commestibili: solo una volta tolta era possibile vendere e acquistare.
Tutto veniva disposto dalla Deputazione Comunale, ovvero l’autorità locale incaricata al rilascio di prescrizioni per lo svolgimento del mercato.
Il Regolamento del 1874 stabiliva i luoghi di svolgimento delle vendite:
• le granaglie in piazza Grande, oggi piazza della Libertà;
• i buoi, i cavalli, le pecore e simili in piazza San Cristoforo, nel già citato mercato delle bestie;
• i maiali in piazza San Giacomo;
• la polleria in piazzetta Santa Marta;

Il “mercato boario” prese vita tra il 1906 e il 1910, anno dell’inaugurazione della costruzione, al fine di trasferire il mercato delle bestie in luogo periferico, per evitare un intralcio alla circolazione viaria e per migliorare le condizioni igienico-sanitarie.
Fu scelta l’odierna piazza Aviatori d’Italia e realizzata una costruzione coperta, dotata di abbeveratoio, forgiata da capitelli e colonnine.
La struttura restò attiva per circa mezzo secolo fino a quando negli anni Cinquanta fu inevitabile la sua decadenza e ne fu ritenuto opportuno l’abbattimento.

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Negli stessi anni si presentò anche l’esigenza di riposizionare il mercato in una zona meno congestionata dal traffico. Vennero esaminate, da parte dell’Amministrazione Comunale, numerose proposte e fu deciso per la zona utilizzata ancora oggi, tra viale Rimembranze, via T. Grossi, via Monti, via Porta, via Pagani. Oggi l’area si amplia verso le vie Bossi, P.Reina e Caduti Saronnesi.
Il mercato di Saronno, dopo tanti secoli, è sempre vivo e conserva ancora un ruolo centrale tra i mercati della nostra zona.
È ancora vivo il detto nel dialetto locale “tre donn fann ul marcaa da Saronn”, rappresentato da una classica illustrazione. Da notare sullo sfondo il breve convoglio ferroviario antesignano della Ferrovia Nord.

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